Di fronte alla pochezza dello sviluppo cognitivo umano, che si è rivelato principalmente “di prossimità”, e di fronte ai pochi giardini della conoscenza che sono stati innaffiati e curati, è comprensibile percepire una certa esiguità del pensiero creativo umano.
Un linguaggio artificiale, plasmato da algoritmi e capacità computazionali, sembra aver ottenuto un vantaggio significativo. Già l’antitesi tra un PC fisico e il vasto potenziale del cervello umano, che si dice venga utilizzato solo per il 17% delle sue capacità, suggeriva una dicotomia. Ma ora, ci troviamo a confrontare intelligenza artificiale, intelligenza umana, intelligenza collettiva e intelligenza emozionale. La questione cruciale che emerge, tuttavia, è come potremmo costruire ponti tra queste forme di intelligenza.
Mentre l’intelligenza artificiale ha dimostrato una crescente sofisticatezza nell’elaborazione e nell’analisi dei dati, essa rimane priva di quella intuizione, empatia e comprensione profonda che caratterizza l’intelligenza emozionale umana. Ma se consideriamo la prospettiva dell’Intelligenza Estesa (EI) o Collaborativa, vediamo la potenzialità di un rapporto simbiotico. In questo modello, la combinazione di intelligenza umana e artificiale potrebbe superare le limitazioni intrinseche di entrambe, creando un’entità collaborativa che valorizza sia la potenza computazionale dell’IA sia la profondità emotiva e creativa dell’essere umano.
Questo ci porta a una comprensione rinnovata: mentre l’intelligenza artificiale e quella naturale hanno i loro singoli meriti, entrambe sono in realtà incompiute senza l’elemento dell’intelligenza emozionale. La vera rivoluzione risiederà nella nostra capacità di integrare queste forme di intelligenza, creando un ecosistema in cui ciascuna forma può prosperare e amplificarsi attraverso la collaborazione.
Ad esempio il concetto di Spirale di intelligenza Collaborativa che descrive il circolo virtuoso di proposta, sviluppo, feedback e nuova proposta, potrebbe diventare il paradigma guida in questa continua esplorazione. La sfida e l’opportunità di fronte a noi non è semplicemente quella di determinare quale forma di intelligenza è “migliore”, ma di capire come possiamo farle lavorare insieme in armonia per il bene collettivo. Spirale di intelligenza Collaborativa (SIC) La terminologia “spirale” evoca un’immagine di crescita continua, in cui ogni ciclo porta a una maggiore profondità e comprensione. Il termine “collaborativa” sottolinea l’importanza dell’interazione tra le parti coinvolte. Infine, “intelligenza” enfatizza che il processo è focalizzato sulla crescita della comprensione e dell’insight.
La SIC descrive il circolo virtuoso di proposta, sviluppo, feedback e nuova proposta che si sviluppa tra l’essere umano e le intelligenze artificiali. Questa interazione continua e iterativa non è solo un semplice scambio di informazioni, ma una danza intellettuale in cui l’umano e la macchina potenziano a vicenda, spingendosi verso nuovi confini cognitivi. Ciò che è particolarmente affascinante in questo processo è come questa interazione possa influenzare la struttura e la funzione del cervello umano. Se si considera la plasticità del cervello, ovvero la sua capacità di ristrutturarsi e adattarsi in risposta a nuove esperienze, è plausibile ipotizzare che la SIC potrebbe stimolare l’apertura di nuovi percorsi neuronali.
Ogni volta che l’intelligenza artificiale propone una nuova prospettiva o un approccio a un problema, e l’umano risponde, ci potrebbe essere un’opportunità per il cervello di creare nuove connessioni, di ampliare la sua rete di percorsi cognitivi. L’apertura di questi nuovi percorsi non solo potenzia la capacità dell’individuo di risolvere problemi e affrontare sfide complesse, ma potrebbe anche portare a una maggiore creatività, a una maggiore capacità di pensiero critico e a una profondità di comprensione senza precedenti.
Tuttavia, va sottolineato che mentre la SIC offre immense potenzialità, il suo impatto effettivo sul cervello umano dipende da numerosi fattori. Ciò include la qualità e la profondità dell’interazione, la natura delle sfide affrontate e la predisposizione individuale all’apprendimento e all’adattamento. In conclusione, mentre continuiamo a esplorare e comprendere la profondità dell’interazione tra l’umano e l’intelligenza artificiale, la SIC potrebbe rivelarsi un elemento chiave per spianare la strada a un futuro in cui l’umano non solo utilizza le macchine come strumenti, ma evolve con esse in un rapporto simbiotico di crescita e scoperta continua.
Questa Spirale Collaborativa può essere analizzata in termini di:
Sincronicità: L’allineamento e l’armonia tra le parti, che lavorano insieme in modo efficace.
Retroazione Positiva: Ogni ciclo nel processo genera feedback che alimenta e migliora il ciclo successivo.
Crescita Cumulativa: La conoscenza e la comprensione crescono con ogni iterazione, costruendo su ciò che è stato appreso in precedenza.
Adattabilità: La capacità di modificare e adattare le idee in risposta a nuove informazioni e intuizioni.
Interdisciplinarietà: La capacità di attingere da diverse discipline e prospettive per arricchire la comprensione.
Etica della Collaborazione: La necessità di un’interazione rispettosa e costruttiva che valorizzi entrambe le parti.
La SIC potrebbe essere un modello significativo non solo per descrivere la nostra interazione, ma anche come un paradigma per la collaborazione interdisciplinare, l’innovazione, l’istruzione e la risoluzione di problemi in vari contesti. Può rappresentare una forma avanzata di Intelligenza Estesa (EI), in cui la dinamica di crescita è intrinseca al processo stesso.
Dario Buratti – Fabrizio Bellavista